Rosapercaso

Ebbene sì. Lo confesso. Sono arrivata al rosa per caso. E anche un po’ per necessità. Se qualcuno mi avesse chiesto quattro anni fa che cosa ne pensavo del rosa, avrei detto che non era abbastanza aggressivo, ribelle e – ma sì, ammettiamolo – intellettuale per i miei gusti. Fatto. L’ho detto. Ho confessato.

E invece no. Perché più scrivevo storie d’amore e ne leggevo, più mi rendevo conto che c’era tutto. Tutto quanto. Era un genere ribelle (che cosa c’è di più ribelle che desiderare di cambiare la propria vita e impegnarsi per riuscirci e pensare di poterlo fare davvero?), era un genere che emozionava le donne e le riuniva, i due presupposti fondamentali per qualunque battaglia, e soprattutto mi faceva stare bene. Mi emozionava, o meglio, sturava quell’ingorgo emotivo che mi portavo dentro e che mi faceva commuovere per qualunque scemenza (comprese canzoni che non confesserò neanche sotto tortura), mi faceva tornare la voglia di sognare, di concentrarmi su quello che mi rendeva felice e dimenticare il resto.

E nel frattempo, il rosa italiano è cambiato, e il mio viaggio è diventato ancora più interessante. E in questo blog vi racconterò come è andata. Con la speranza di continuare a viaggiare in compagnia.

Alla prossima!

12 risposte a "Rosapercaso"

  1. Buongiorno Mara.
    Arrivo qui per vie traverse e scopro di avere dei percorsi e dei pensieri in comune con te. Scrivo da tanti anni, ho pubblicato dei libri e mi sono sempre arrabbiata quando lettori e lettrici classificavano uno dei nostri libri (scrivo a quattro mani con Loredana Falcone, mia migliore amica ormai da decenni) come un “romanzo d’amore”. Mi arrabbiavo, sì, e rispondevo invariabilmente che tutti i romanzi, a ben guardare, sono d’amore. A partire dall’Iliade che da una storia d’amore fa scaturire una guerra decennale. Era un modo per scrollarci di dosso un cliché che consideravo uno sminuire la scrittura non solo nostra. Si tende a pensare che le donne scrivano solo rosa perché parlano d’amore. Anche d’amore. Poi, col passare del tempo, ho capito che il rosa non sarà il mio colore preferito, ma raccontare l’amore è uno stimolo troppo forte. E non vogliamo rinunciarci.
    Grazie per questo post.
    Laura

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  2. Grazie a te per questo commento, Laura, grazie di cuore. Confesso che per me non è stato facilissimo esporre il mio percorso. Sembra un outing un po’ scemo, il mio, ma c’è dentro molto di me. E uno dei motivi per cui mi sono decisa a scriverlo è che so che fra le scrittrici di rosa ci sono donne battagliere, femministe, pronte a darsi una mano e a combattere per i diritti delle donne, senza per questo smettere di scrivere d’amore. Non vogliamo rinunciarci, esatto. Ma sono sicura che vorremmo tutte che la gente la smettesse di fare un sorrisetto comprensivo quando diciamo che genere di storie scriviamo. E il femminismo rosa serve proprio a questo. Un anno fa parlare di femminismo rosa sembrava assurdo, oggi non lo è più tanto. E domani sarà la cosa più normale del mondo, ne sono sicura! Grazie, Laura!

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  3. bellissimo il tuo blog e questa definizione di “rosapercaso”…. ecco forse perchè io mi sento (o mi penso) color vinaccia 😉

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  4. Per caso ma uno dei post di questa settimana si intitola “Non solo Rosa” 😂…ma parla di fiori e donne! Un modo alternativo, romantico per parlare di femminismo, forse un po’ troppo?

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