Tu sei l’unico libro per me

Photo by Alexandre Duret-Lutz, CC
Photo by Alexandre Duret-Lutz, CC

Uno degli equivoci in cui si può cadere parlando dei social è affermare che siano “spersonalizzanti”. Forse era vero un tempo, ma adesso i social fanno esattamente il contrario, ossia rendono tutto estremamente personale, senza neanche bisogno di conoscersi.

Provate a postare la foto di una spiaggia esotica e poi ripostate quella stessa foto scrivendo che lì avete trascorso la migliore vacanza della vostra vita (o se volete giocare un po’ sporco, che lì avete fatto il sesso più sfrenato della vostra vita). E poi contate i like e i commenti. Se scrivete che a colazione avete mangiato una brioche fantastica e vi siete macchiate con la marmellata avrete più like che se scrivete che qualche famoso uomo d’affari si è macchiato di un crimine che è costato la vita a decine di persone.

I social sono personali, eccome. Sono personali quando ficcano il naso nella vita altrui e lo sono, ancora di più, quando affondano il dito nelle nostre emozioni come un amo nella pancia di un pesce. E fin qui, direte voi, sai che scoperta. E soprattutto, che cosa c’entrano i libri?

C’entrano. Nei dati sull’editoria forniti al Salone del Libro fra i settori in crescita c’erano il mercato online, i libri per ragazzi e le librerie indipendenti. E a questo punto qualcuno ha levato grida di giubilo per l’auspicato ritorno dei libri di qualità.

Auspicato è auspicato, non c’è dubbio. Ma secondo me con la crescita delle librerie indipendenti c’entra fino a un certo punto. I dati Nielsen sull’editoria svelano in realtà uno scenario non molto diverso dalla tendenza alla customization che impazza nei settori più disparati (si veda il nome sul barattolo della Nutella a cui ho accennato in questo post). Non a caso si registra anche una crescita della letteratura “di nicchia” e il calo del libro generalista.

Il lettore vuole libri che siano fatti per lui, che gli diano del tu, o meglio, a cui poter dare del tu. Il legame con il libro non può più aspettare il momento in cui inizieremo a leggerlo. Deve scattare prima dell’acquisto.

I lettori che entrano nelle piccole librerie non lo fanno solo perché cercano libri di qualità, lo fanno soprattutto perché vogliono che il libro che stanno per comprare si rivolga a lui, abbia qualcosa a che vedere con lui. Proprio come la Nutella personalizzata, la cover dell’iPad o la bacheca di Facebook, in un certo senso.

Lunga vita alle librerie indipendenti e ai libri di qualità, non c’è neanche bisogno di dirlo. Ma se puntare su testi di qualità è difficile, sarà ancora più difficile trovare il modo di dare voce ai libri prima ancora che siano aperti, non confondere le strizzatine d’occhio del marketing con le pacche sulle spalle di un libro che, volente o nolente, con buona pace dei più conservatori, quando arriva sugli scaffali della libreria ha già avuto più vite dei gattini di Facebook e sa già quali lettori lo degneranno di una seconda occhiata e quali no.

5 risposte a "Tu sei l’unico libro per me"

  1. In effetti il libraio è quello che personalizzava l’acquisto del libro, almeno per chi aveva il buon senso di chiedergli, per esempio,”cosa c’è di nuovo tra i gialli?” Oppure “cos’è questo Il Signore degli Anelli?”

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  2. Esatto! E ti cito, Andrea, perché mi è piaciuto molto quando hai scritto, nel gruppo Il mondo dello scrittore: “Era il proto-facebook, visto che si associavano i book a una face.” Avrei tanto voluto scriverlo io. 🙂

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