Davanti alle ultime iniziative a favore della lettura, confesso, mi sono sentita un po’ come quando mi chiedevano un sms per qualche catastrofe.
È tutto molto nobile, per carità, e a qualcosa servirà. E poi un sms, che cosa mi costa? Ma ho sempre un po’ la sensazione di essere presa in giro. Premesso che semplifico per ragioni di spazio e che non condanno affatto né gli uni né gli altri, trovo che gli sms solidali abbiano in comune con le ultime iniziative a favore dei libri i seguenti effetti:
– ci fanno sentire tutti persone migliori, con un minimo sforzo;
– giustificano indirettamente il dolce far niente di chi invece dovrebbe occuparsene;
– semplificano irrimediabilmente il problema.
Insomma, i motivi per cui amiamo leggere erano quasi tutti molto poetici e condivisibili, ma davvero in qualche momento abbiamo pensato che qualcuno li avrebbe letti e si sarebbe detto “Toh, quasi quasi ci provo anch’io”? Perché in questo caso, forse di tempo con il naso cacciato nei libri ne abbiamo passato fin troppo.
Quello che serve perché le persone leggano di più è un sistema bibliotecario capillare, attivo, presente sul territorio, che organizzi iniziative in grado di attirare le persone in biblioteca. Servono programmi scolastici che fomentino davvero la lettura, a cominciare dai gusti dei bambini, dai comics, dai nuovi formati, non (solo) dai classici. Servono iniziative culturali nuove e originali, rivolte alle scuole e alle famiglie. Servono politici e giornalisti che ci ricordino che la cultura è una cosa seria, che non si fa strada a colpi di boutade e di battute. Che il sapere non è un vezzo, la precisione non è un optional e la cultura non passa (solo) per wikipedia.
Finché non succederà, possiamo anche dire che leggere aiuta a sentirsi liberi, a non essere mai soli, che è quasi come viaggiare, ma ce lo stiamo ripetendo fra noi. Un po’ come entrare in pasticceria e gridare viva il cioccolato. Ci scapperà anche l’applauso, ma non avremo certo fatto cambiare idea a qualcuno.
Non solo, sono convinta che gli sforzi a fin di bene possano rivelarsi dannosi. Perché se la smettessimo di mandare sms e di twittare slogan e buoni propositi, forse, ma solo forse, chi di dovere si deciderebbe a prendersi le sue responsabilità.
Ho insegnato per un quarto di secolo, prima di diventare dirigente scolastico. Creai molto scompiglio nella biblioteca scolastica, perché portai la mia collezione di Airone (e fin qui tutto bene), quella di National Geographic in inglese (e qui già mi guardarono storto) e -udite!- parecchi albi di Conan il Barbaro. Morti ammazzati, tette al vento e via cantando. Passai per una schifosa presso le colleghe bigotte. Gli altri dissero “Stiamo a guardare”. Bene, i maschi irriducibili (“Non leggerò mai niente, perché leggere non serve”) si buttarono a pesce. Chiesero altro. Portai i “LIBRI” di Conan. Lessero anche quelli. E poi Verne e Salgari. Mi è andata bene. Ho rischiato grosso con i genitori? Per niente: i ragazzi non parlano MAI di quello che fanno a scuola.
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Babette, ce ne fossero, di insegnanti come te!
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Intervengo per invidia verso Babette. Nei miei 36 anni di insegnante di italiano ho fatto leggere un sacco di classici e di letteratura del Novecento (un libro al mese).
Ma mi ricordo una memorabile occasione in cui ad una seconda scientifico portai da casa mia una carrettata di rosa (soprattutto Delly, Werner e Heyer) e ne assegnai uno a testa a tutti gli alunni, maschi compresi. Fu un gran successo, anche se la maggior parte non era ancora in grado di valutare la qualità del singolo testo.
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Bellissimo! Io sono convinta che a scuola i bambini dovrebbero leggere di tutto. Da Topolino ai classici. In Spagna (non so se in tutte le scuole o solo in alcune) i bambini iniziano ogni mattina le lezioni con mezz’ora di lettura LIBERA. Possono prendere il libro che vogliono dallo scaffale e metterci tutto il tempo che vogliono a finirlo. L’amore per la lettura ha bisogno di libertà, per crescere. E in molte scuole lo soffocano sul nascere.
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Ciao Mara, ti rispondo perché, lo confesso, anche io ho partecipato a queste “iniziative da sms” come le hai (giustamente) definite tu e in linea generale sono d’accordo con tutto ciò che hai detto. Voglio solo avanzare una piccola difesa a “io leggo perché”… perché in fondo l’iniziativa comprendeva anche e soprattutto l’invito per tutti (anche non sempre i soliti soggetti: scuole, biblioteche…) ad organizzare e proporre eventi legati alla lettura e alla letteratura su tutto il territorio nazionale. Ce ne sono stati e davvero tanti, il problema è che la piccola libreria che organizza la presentazione dell’esordiente non fa notizia ed è quindi stato dato rilievo mediatico solo ai Tweet, agli sms e alla serata in cui a leggere erano i personaggi famosi. Questo secondo me è stato il vero problema che ha tolto un po’ di significato al tutto.
Detto questo, plaudo ai due insegnanti che hanno risposto sopra, io non insegno ma ero studente fino a non molto tempo fa e ricordo che quando la classe chiese a gran voce un libro di genere fantasy da leggere quel mese (sì, anche la nostra prof ci faceva leggere un libro al mese) la prof ci propose “Dalla terra alla luna”… non voglio assolutamente togliere nulla a Jules Verne, ma se speri che conquisti nuovi lettori quindicenni siamo sulla strada sbagliata…
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Hai ragione su tutto, Cristina!
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