Tutto ha avuto inizio al Salone del libro di Torino, all’incontro di Emma Books dal titolo #ilrosachenontiaspetti. È stato lì che per la prima volta ho parlato di femminismo rosa: un rosa femminista perché scritto dalla parte delle donne, perché emozionarsi significa diventare più forti, non più deboli, e l’hanno capito bene i nuovi movimenti di protesta che cercano di farci ridere, anche. Così come l’hanno capito bene i nuovi guru del marketing, con spot che affondano in modo sempre più spudorato e violento nelle emozioni delle persone, ultima frontiera della privacy se non della pornografia, dopo aver visto praticamente tutto di tutti. E allora perché il rosa no, perché il rosa non dovrebbe essere l’inizio di grandi battaglie, di un modo nuovo di pensare alle donne? Perché non cercare anche nelle storie d’amore i segni di una nuova femminilità, che vada al di là degli stereotipi di genere, che trovi nella presunta debolezza delle donne la chiave della loro forza. Donne che non sono soltanto un corpo attaccato a un sorriso, donne che non sempre sanno combattere per se stesse, ma quando lo fanno per qualcuno che amano, che sia un figlio, un compagno o una compagna di vita, sono inarrestabili. Soprattutto se combattono insieme.
Ci sono tanti modi in cui il rosa può essere femminista. Per cominciare, rende le donne protagoniste della propria vita. Nel rosa intelligente, scritto dalla parte delle donne, smettono finalmente di essere oggetto per diventare soggetto. Certo, sono il soggetto (anche) di un desiderio d’amore, ma quel desiderio d’amore passa per un riscatto personale, per un lavoro di riscoperta di sé, e l’amore è sempre più spesso il premio, non lo strumento, di quella riscoperta.
Nel post sul blog di Emma Books a cui rimando con il titolo di questo post e che potete leggere per intero qui, scrivevo anche:
Perché non ripartire da qui per le prossime battaglie delle donne? Dal diritto a essere felici, dalle emozioni che ci danno la voglia e lo spirito per combattere, dalla coesione e dalla capacità di agire delle community rosa. Le emozioni sono la vera forza delle donne, sempre. E il rosa ci aiuta a non scordarlo. Quindi sì, la felicità può essere davvero la risposta. Ma solo se ci convinciamo che sia un nostro diritto. E quando si tratta di insegnare la felicità, il rosa, il rosa migliore, quello scritto bene, con la testa e con il cuore, non deve prendere lezioni da nessuno.
E proprio pensando a questa community, il blog ospiterà le voci di chiunque voglia contribuire con la sua tessera a comporre un grande mosaico che ritragga il #femminismorosa.
Per chi ama twitter, troverete i tweet sempre aggiornati in fondo alla home. Ma non solo. Sul blog leggerete presto le voci delle lettrici e delle autrici, per capire insieme che cos’è il femminismo rosa, che cosa può diventare e soprattutto come può far bene alle donne.
Vi aspetto!
Un buon romanzo rosa, con una protagonista nella quale possiamo riconoscerci, è un incoraggiamento per tutte noi, soprattutto per le ragazze. Troppo spesso bombardate da stereotipi della peggiore specie, quasi tutti di bassa lega. Una protagonista soggetto e non oggetto, come dici giustamente, Mara. Che poi sia un contemporaneo, un RS, uno storico… non ha importanza. Mi piacciono i tuoi post. Ma questo lo sai.
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Babette, tu sei un esempio perfetto di come si possa essere rosa e battagliere, senza tradire il genere e senza tradire le proprie battaglie. Ho imparato moltissimo da te!
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L’ha ribloggato su Sono Solo Scarabocchie ha commentato:
E’ un po’ di tempo che non ho niente da dire di mio sul blog, ma trovo cose già così ben dette sui blog degli altri che mi limito a ribloggare. A volte perché sprecare tempo, sforzi e foglio elettronico quando hai già il pensiero bello scritto da altri?
ecco qua, un altro spunto su cui riflettere…
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Grazie!
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