
Una mia conoscente da un po’ fa avanti e indietro fra un marito affidabile e noiosetto e un amante un po’ volgare e molto più giovane di lei. L’altro giorno la incontro e mi dice che è andata a ballare da sola. «Come da sola?» le ho chiesto stupita. «Da sola» mi ha risposto. «Con tutti gli uomini che ho. Perché non ce n’è, che siano zucche o peperoni, dopo un po’ diventano tutti uguali.»
Il commento mi è tornato in mente qualche giorno dopo mentre guardavo la classifica di Amazon dei romanzi rosa. Me la sono letta tutta, dalla prima alla centesima posizione, e continuavo a pensare: «Ma questa è l’edicola. L’edicola del digitale, ma pur sempre l’edicola. È tornato tutto come prima». C’erano gli Harmony di sempre, una sfilza di romanzi senza troppe pretese, qualche chicca inaspettata e qualche classico, capitato lì più per caso che per fortuna, proprio come una volta li si trovava in allegato al quotidiano.
Possibile? Davvero è cambiato tutto perché non cambiasse niente?
La rivoluzione del digitale, tanto gridare alla democrazia, al diritto di pubblicare, leggere a poco, sfondare limiti e pregiudizi, e tutto per ritrovarsi davanti un’altra versione della dicotomia scaffale/edicola?
Non starò qui a indagare le cause, non ne ho le competenze, ma se dovessi tirare a indovinare direi che è il risultato più logico di una politica di vendita che ha scimmiottato il cartaceo, con prezzi assurdamente alti per i titoli “da libreria”, offerte random e un abbassamento altrettanto assurdo dei prezzi sul fronte del self publishing e dell’Unlimited. Tanto che a farne le spese, almeno in termini di classifica, sono proprio le case editrici che nel digitale ci hanno creduto davvero e che l’hanno proposto e venduto come tale, con prezzi non bassissimi e non altissimi, quasi mai superiori ai 5 euro, e scelte editoriali innovative e anche rischiose.
Ma il futuro? Che cosa ci riserva?
La prossima volta che incrocio la mia amica sono curiosa di scoprire se alla fine ha optato per la versione più conosciuta e rassicurante o per quella più azzardata e meno elegante dell’universo maschile. Chissà mai che non ne tragga indicazioni preziose per il futuro del digitale. Prometto di tenervi aggiornati.
Nel frattempo, potremmo cominciare con lo smettere di dire che un libro è un libro e che digitale e cartaceo sono uguali. Non lo sono e non lo saranno mai e possono essere valorizzati solo a partire dalle rispettive differenze.
E sono pronta a scommettere che la mia amica, che non ha alcuna difficoltà a far convivere i due formati e legge in cartaceo in pubblico e in digitale in camera da letto, col cavolo che li trova uguali.
Anche se le raccontano sempre la stessa storia.
Uhm… Caro Gattopardo…
La classifica di Amazon, redatta con criteri che non capisco, si configura sì come un’edicola, ma non presenta la realtà (secondo me, parere personale, non sono attendibile). Il digitale sta vivendo una specie di dopo-sbronza, è alla ricerca di una pastiglia di Alka Seltzer e di un bicchiere d’acqua. Tutti scrivono, tutti pubblicano, qualcuno legge. E questa è una differenza abissale rispetto al cartaceo e all’edicola classica. Prima conseguenza: ahi, si trova di tutto e di più, spesso di infima qualità. Seconda conseguenza: deliziose chicche possono vedere la luce; quelle stesse che non sono mai arrivate a una casa editrice (salvo essere ripescate, all’occorrenza: leggi “a seguito di una valanga di vendite”).
Sono d’accordo con te sul prezzo assurdo (dieci euro e più) di certi ebook, anche se non dimentico l’ultimo fantasy, pagato oltre trenta euro… Le storture le troviamo ovunque, più sul web, forse.
Aspetto pazientemente che il dopo-sbronza passi e che questa furia a pubblicare come se non ci fosse un domani passi, lasciando il posto a ebook di qualità, gli unici che resisteranno. Lasciami esercitare l’ottimismo della ragione. Poi, come al solito, mi dirai che ho sbagliato clamorosamente.
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Se hai sbagliato clamorosamente in passato, Babette, non me ne sono mai accorta! Concordo su tutto. La riflessione successiva secondo me è sul device che usiamo per leggere, e qui l’Italia paga il prezzo per essere arrivata tardi, quando la tentazione della tablet era già troppo forte per dare il tempo all’ereader di assestarsi. Credo.
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Sono d’accordo a metà. Sto per dare alle stampe il nostro romance storico. Esce digitale con goWare, ma a richiesta diventa cartaceo. Esperimento già tentato con “Il puzzle di Dio” e con grande soddisfazione. Si acchiappano gli amanti del cartaceo e gli affezionati dell’e-reader. Io personalmente non ho preferenze in questo momento. Il digitale però non deve mai, per nessun motivo, superare un certo prezzo. Sui self non mi esprimo, esperimento che non ho tentato. Ho letto qualcosa su suggerimento. Mi è sempre andata bene, ma sono certa che la paccottiglia superi di gran lunga le vere perle. Ma se una CE impiega energie, editor, impaginatori, grafici, ufficio stampa e quant’altro, non si può pretendere che il prezzo sia 0,99 (salvo in caso di promozione). Personalmente entro i 5/6 euro acquisto con piacere. Al di sopra no. A 0.99 continuo ad avere seri dubbi (salvo in caso di promozione).
Il digitale, a mio parere, è il futuro. Deve passare la sbronza, certo, ma i filtri esistono e sono i lettori. Fermo restando che, sempre secondo me, un buon libro è un buon libro. Indipendentemente dal formato.
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Concordo su tutto. Io credo che i prezzi del digitale debbano stare fra i 3 e i 5 euro. Oltre i 5 io, che nel digitale credo moltissimo, tendenzialmente non compro. Ma credo che le politiche delle grandi CE da un lato e quelle del SP e Unlimited dall’altro abbiano schiacciato il digitale e non gli stiano facendo del bene. Per ora. Vediamo quando passa la sbronza.
Su Harmony, come scrivevo altrove, vale un discorso a parte. È storicamente un prodotto da edicola, con cifre da capogiro anche grazie a punti vendita capillari. È curioso che sia riuscita a ritagliarsi comunque uno spazio a sé anche nel mondo del digitale.
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