Manuale di NON scrittura creativa/15

Foto Guillaume Menard (CC)
Foto Guillaume Menard (CC)

L’errore di oggi è uno dei più frequenti e invisibili in cui mi sia imbattuta. Frequente perché l’ho trovato anche in libri autorevoli, invisibile perché confesso che finché non ho iniziato a scrivere e me lo sono trovato sulla punta delle dita un’infinità di volte non ho capito che si trattava di un errore. E perché.

Qualcuno potrà obiettare che non si tratta di un errore e forse ha ragione, forse è solo una debolezza narrativa, uno spiraglio fra la finzione e la creazione, fra l’illusione di verosimiglianza e lo svelamento dell’artificio. Uno di quei momenti in cui l’autore e la macchina narrativa fanno capolino, senza volere, fra le righe.

Si tratta di una singola frase, insospettabile. Una frase all’apparenza innocente, di quelle che le leggi e non ci badi neanche troppo. A meno che l’autore non commetta l’errore – a questo punto sì – di perseverare e usarla più di una volta.

Come se mi avesse letto nel pensiero.

Eccola la frase incriminata. Ovviamente con tutte le varianti del caso. Come se gli leggesse nel pensiero. Quasi avesse appena letto nei suoi pensieri. E via dicendo.

Sembra innocente, vero? E lo è se siamo in un paranormal e il personaggio in questione può davvero leggere nel pensiero. O se la lettura nei pensieri altrui è in qualche modo un tema importante e dominante nella storia o nella relazione fra i personaggi. In una scena normale, invece, no.

Perché in realtà il personaggio non ha letto proprio un bel niente, è l’autore che ha piegato il dialogo alle sue esigenze narrative, che l’ha forzato, che ha accorciato troppo i tempi, non ha avuto la pazienza di arrivare al punto per vie meno dirette. In altre parole, nessuno ha letto nel pensiero a nessuno, tranne l’autore, che ovviamente legge nel pensiero di tutti ma dovrebbe far finta di no.

Pioveva a dirotto e iniziavo a temere che non avremmo mai più trovato un autobus per tornare a casa, sempre ammesso che l’ultimo non fosse già passato. Forse l’ultima possibilità che ci restava era fare l’autostop.

«Dici che dovremmo provare a chiedere un passaggio a qualcuno?» mi chiese mia sorella, come se mi avesse appena letto nel pensiero.

In un caso come questo è evidente che la sorella non è una medium e che la frase incriminata è semplicemente una soluzione di comodo, per inserire l’autostop nel dialogo. Quando esistevano molte altre soluzioni più rapide e indolori o più intriganti.

«Dici che dovremmo provare a chiedere un passaggio a qualcuno?» mi chiese mia sorella e io la guardai inorridita.

Solo l’idea mi terrorizzava. Iniziai a scuotere la testa per rifiutare, quando vidi l’ultimo autobus che ci passava davanti senza fermarsi, bagnandoci dalla testa ai piedi.

Attenti allora, quando uno dei personaggi sembra avere poteri divinatori improvvisi, chiedetevi se non state prendendo semplicemente una scorciatoia.

Non sia mai che qualche lettore legga nei vostri, di pensieri, e capisca che si è trattato di un attacco di pigrizia narrativa e che avete scroccato un passaggio alla telepatia.

14 risposte a "Manuale di NON scrittura creativa/15"

  1. Lo confesso. Per una volta non sono d’accordo con te. A me come lettrice la frase non ha mai dato fastidio. Forse vorrei che chi amo mi leggesse davvero nel pensiero? Eppure quando è avvenuto davvero, in genere mi sono vergognata. Evidentemente i miei pensieri non sono sempre chic.

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  2. anche a me non dispiace come frase, è una di quelle che non considero in senso letterale, è chiaro che nessuno sa leggere nella mente a meno che non sia un indovino. Bella la tua argomentazione ma se trovo questa frase non mi dà fastidio, alcune volte ci sta anche bene 🙂

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  3. Apprezzo molto l’invito a non prendere scorciatoie narrative e a lasciare che siano i personaggi a guidare la storia. La voce dell’autore non dovrebbe essere mai visibile in una narrazione.
    Credo di dovermi esercitare ancora parecchio!
    In questo contesto mi sembra fondamentale l’intervento di un lettore disincantato e spietato che possa illuminare là dove permane l’oscurità narrativa.

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  4. Però si dice “mi hai letto nel pensiero” quando qualcuno dice qualcosa cui stavi pensando. Esiste come modo di dire no?

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  5. Sì, certo. Su questo forse non sono stata abbastanza chiara. Non è la frase in sé a essere scorretta, ovviamente. Ma se non ha alcuna finalità narrativa o espressiva e non serve a definire i personaggi, diventa una “furbata” dell’autore, per arrivare più in fretta al passaggio successivo.

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  6. A volte ci può stare, certo, su questo sono d’accordo, Jessica! Non volevo bannarla in toto, solo invitare a riconoscere il trucchetto narrativo, ogni tanto. Perché diventasse anche un modo per riflettere sulla costruzione di una scena.

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  7. Concordo! Ma è interessante come spunto di riflessione, sulla costruzione dell’azione e delle scene. Se la trovassi in un romanzo non la correggerei, insomma. Ma farei notare all’autore che quel passaggio si può migliorare.

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  8. Credo semplicemente che la grandezza di un autore, al di là del genere, sia farsi leggere. Che significa. Che voglio dire.. Significa ogni volta:”mi sono sentita io… Mi ha letto nel pensiero!! “Per ogni lettore è gioia immensa. Poi, uno scrive, fa, dice quel che vuole.

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