Ma che cos’è il femminismo rosa?

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Foto donireewalker (CC)

Me l’hanno chiesto spesso di recente e mi sono resa conto che pur parlandone di continuo, gli spunti erano sparsi qua e là e mancava un post che facesse chiarezza.

Il femminismo rosa è il punto di incontro fra le battaglie femminili e la letteratura rosa, fra i diritti delle donne e il nostro bisogno di emozioni, fra le rivendicazioni di autonomia e il sogno del lieto fine. E non si tratta, come verrebbe spontaneo pensare, di volere un rosa popolato di eroine forti e ribelli o di tematiche femministe. È il rosa in sé, in quanto tale, a essere femminista. Soprattutto quello di oggi, in cui la realizzazione sentimentale passa sempre più spesso per una realizzazione personale, tanto che si può dire che l’amore quando arriva è un premio, non uno strumento. Ma non solo.

Il rosa in quanto tale permette alle lettrici di immergersi in un universo fatto di emozioni, che inneggia al piacere e all’appagamento, che invita a sognare e a credere (o a fingere di credere) nelle favole. E non c’è operazione più maschilista e retrograda di quella che ha bollato tali letture per anni, come se il binomio donne-felicità andasse sempre in qualche modo scoraggiato, ridicolizzato o colpevolizzato.

Alla base delle critiche rivolte al rosa non possono esserci solo parametri letterari, che di per sé non giustificherebbero tanto accanimento. Si è visto ben di peggio, in libreria o in edicola, senza che si scatenasse una gara a chi storceva di più il naso, come invece accade con il rosa. Dietro quelle critiche sembra esserci piuttosto l’idea che la felicità delle donne vada scoraggiata, soprattutto se è legata all’evasione pura, al cazzeggio letterario un po’ egoista, se insomma non passa per la fatica, per la dedizione agli altri, per il cruccio intellettuale o per il sacrificio.

Ecco perché il rosa non solo non è in contraddizione con le battaglie femminili, ma ne è un tassello fondamentale: perché ne incarna alla perfezione lo spirito, sotto un certo punto di vista.

Il rosa è un grande maestro quando si tratta di insegnare alle donne a essere felici. Non fra le lenzuola, non accanto a qualcun altro, ma da sole, leggendo, sognando, emozionandosi, bastando a se stesse. Ed è a partire da questo diritto alla felicità senza se e senza ma, dal diritto a realizzarsi senza strofinacci in mano e senza sensi di colpa, che le battaglie per i diritti della donna possono sperare di avere successo. Una donna che non nega le proprie emozioni, al contrario, le vive fino in fondo e le usa come arma di lotta. Una donna che trova la conferma in se stessa del proprio valore senza cercarla negli altri. Una donna che non chiede il permesso di essere felice, non aspetta di aver pagato il prezzo. Una donna capace di sognare e di crederci, fino alla fine.

Questo è, in parte, il femminismo rosa. Ma non solo. Il femminismo rosa è un contenitore da riempire con tutto ciò che ci fa stare bene, è un modo per sentirsi meno sole e per lottare con il sorriso, è quello che vediamo quando guardiamo dentro noi stesse. È fatto di sensi di colpa, di mancanze, di obiettivi non raggiunti, di traguardi che sembrano sempre un po’ più lontani. È fatto della fatica di tutte le donne e della consapevolezza che la fatica non può essere un pegno da offrire agli altri in cambio di accettazione. È un femminismo un po’ più intimo e forse anche un po’ più egoista, ma va bene così. Quando lottiamo per gli altri diamo sempre il meglio di noi. Ora iniziamo a lottare per noi stesse. Difendiamoci da sole. Difendiamoci insieme.

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7 risposte a "Ma che cos’è il femminismo rosa?"

  1. Bellissimo articolo che condivido in toto. Purtroppo, troppe donne invidiose le une delle altre impediscono di unirci per difenderci e lottare insieme e intralciano la strada del vero femminismo.

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  2. Sono convinta che le donne invidiose facciano solo più rumore, ma siano molte meno di quelle che si aiutano a vicenda senza aspettarsi niente in cambio. Io ho incontrato solo queste ultime, forse perché le altre non avevano molto da invidiarmi, non so. Ma il sostegno che ho trovato partendo da zero, e intendo proprio zero, è stato incredibile. Non dimenticherò mai, per esempio, i consigli che mi diede June Ross dopo la sua prima recensione delle Scarpe son desideri. E potrei fare decine di altri esempi simili. Certo, non avere un successo travolgente aiuta a non suscitare invidie! 🙂 Ma sono convinta che le donne generose siano molte, molte di più!

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  3. Oh fantastico 🙂
    Ed ho anche appena scoperto di essere una femminista rosa da sempre, ma dopo l’evasione fantascientifica dell’adolescenza è durante la mia prima gravidanza, ero una madre single da subito, che presi coraggio ed andai a procurarmi pile di film di Bollywood al negozietto indiano sotto casa.
    Quale meraviglia di intrecci narrativi improbabili creati con l’unico scopo di far piangere anche le pietre.
    Che mirabili esempi di seduzione d’antan, dove dato anche un casto bacio come osceno ci si spertica in sguardi ammiccamenti strusciamenti molto oltre il nostro puritano senso del ridicolo.
    Balletti e canzoni che in confronto Cats pare Protestantesimo, e poi l’Epifania.
    Complici le bordate di ormoni che mi facevano singhiozzare alternativamente per le sorti del genere umano e per la penuria di vestiti che mi entrassero ancora, un giorno realizzai lucidamente che proprio perché ero incintona e proprio perché me la vivevo da sola io avevo bisogno ma che dico il diritto sacrosanto di nutrirmi di storie romantiche melense irreali irraggiungibili archetipiche barocche cangianti e fosforescenti.
    Mi rifeci i buchi alle orecchie, chiusi da anni, per ricominciare a mettermi fantastici orecchini indovinate un po, indiani.
    Ravanavo senza pudore tra gli scaffali dei fittavideo indiani e pakistani di mezza Bologna intessendo improbabili conversazioni anglofone chiedendo di poter controllare l’esistenza dei sottotitoli inglesi e chiedendo consigli sui film più divertenti delle star.
    Ma soprattutto piangevo e ridevo contemporaneamente. Mi mettevo a ridere vedendomi dal di fuori per un secondo, lacrimante e rapita nel gorgo dei balletti dei braccialetti tintinnanti degli amori impossibili tra il ricco e la povera di casta inferiore, e poi ci ricascavo dentro sentendo che stavo nutrendo finalmente una parte di me che aveva molto molto bisogno di essere riconosciuta e non giudicata.

    Diverso tempo dopo anche grazie a quel periodo, sono diventata più coscientemente femminista, ma in effetti l’esperienza gratificante e rivelatoria del mio periodo rosa non è qualcosa che riesco spesso a condividere, eppure è da lì che tutto è venuto alla luce. Quindi doppio triplo quadruplo e sovrabbondante grazie 😀

    Sara

    (ehm per qualsiasi suggerimento cinematografico in tema di Bollywood io sono qui 😉 )

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