E adesso che i sospiri si sono placati, è arrivato il momento di dirlo: se non è femminismo rosa quello del royal wedding, che la Sindrome dello Strofinaccio mi colga.
Quando la realtà supera le tue più rosee (appunto) aspettative. Quale immagine più adatta al femminismo rosa della sposa che entra in quella magnifica navata da sola, oggetto e soggetto insieme, indipendente e romantica, che cammina verso un uomo ma ci arriva da sola (se non contiamo il velo chilometrico e i bambini che fanno di tutto per non calpestarlo). Quale giornata migliore per rivendicare il fatto che femminismo e romanticismo possono e devono andare d’accordo?
Nessuno potrà mai dire che non aver pronunciato il voto di obbedienza al momento delle promesse nuziali abbia reso la cerimonia meno romantica, tutto il contrario, piuttosto. Ed è proprio questo il punto. Con Meghan Markle la favola diventa contemporanea e il femminismo dimostra di potersi tingere di rosa e di sapersi ritagliare un posto nella favola.
Sì, il royal wedding è l’emblema perfetto del femminismo rosa. Non è un femminismo perfetto, non è intransigente, è sceso senz’altro a più di un compromesso, ma ha saputo portare le battaglie delle donne dove nessuno si aspettava di trovarle, ha dimostrato che femminismo e romanticismo possono andare d’accordo, che i sospiri a volte servono davvero per prendere fiato e prepararsi a combattere. E che no, nessuna donna è costretta a lasciare la propria indipendenza e le proprie idee fuori dalla chiesa.
E questo, che ci si creda o no, che lo si voglia ammettere o no, è un messaggio molto più rivoluzionario di quanto possa sembrare. E molto molto molto più importante di quanto si creda.
Con un po’ di fortuna non sapremo mai dove finisce la favola del royal wedding e dove inizia la realtà. In fondo, nelle favole, ciò che conta davvero è il nostro desiderio di crederci. In questa favola la protagonista ha portato i principi femministi fino all’altare e guardandola percorrere da sola quella navata, sono sicura che più di una donna abbia riscoperto dentro di sé una forza che credeva di aver dimenticato.
“Love is the only way” ha detto il vescovo afroamericano che ha officiato la cerimonia. E se l’amore è la strada per rendere il mondo un posto migliore, il femminismo non può restarne fuori, per nessun motivo.
Viva gli sposi, allora, e viva il femminismo rosa.
Sono d’accordo!! È stato bellissimo a vedersi anche e soprattutto per questo motivo!
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Esatto!
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ciao roberta,
mi piace come donna meghan markle e spero con tutto il cuore che non ceda troppo alle pressioni della monarchia.la sua indipendenza il suo femminismo non lo deve perdere, almeno io glielo auguro davvero.
ma sarà durissima… già il fatto di chiudere il blog è stato una grossa rinuncia per lei… spero il fatto di camminare nella navata da sola non resti solo un gesto simbolico ma che in concreto meghan riesca sempre ad affermare sè stessa nonostante i compromessi che ovviamente in quanto principessa dovrà compiere.
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Hai ragione!
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Bel pezzo, Roberta, davvero.
Mi ha fatto sorridere quando scrivi:
In questa favola la protagonista ha portato i “principi” femministi fino all’altare.
Erano due, in effetti, William e Harry. (Scherzo!)
Baci.
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Ahahahah! Ti adoro, Viviana!
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