“Sii più egoista.” È quello che mi ritrovo a dire sempre più spesso alle mie amiche. “Prenditi il tempo per te stessa, rivendicalo, non aspettare il permesso di nessuno, perché non arriverà, devi dartelo da sola.”
E le mie amiche annuiscono. Annuiamo tutte insieme. E forse sarà il mio slancio, forse sarà l’enfasi, ma vi assicuro che nove volte su dieci lo sguardo si illumina.
Esisto, sembra dire quello sguardo. Fra le esigenze di tutto il resto della famiglia, fra pipì, compiti, scarpe, cene, spese, merende, raffreddori, propoli, feste di compleanno, succhi di frutta ecologici, biscotti vegani e lezioni di violino a km zero (impartite dal vicino di casa), incredibilmente, esisto ancora.
Sindrome dello Strofinaccio addio. Mentre parliamo siamo possedute dal sacro fuoco del femminismo, buttiamo giù progetti degni del piano aziendale di una multinazionale, vediamo i nostri sogni che si realizzano davanti a noi, sotto i nostri occhi.
Anni passati a elemosinare minuti mentre i pargoli ci riempivano i capelli di mollette, ci massaggiavano, ci risucchiavano più o meno letteralmente, anni in cui accendevamo il pc con una mano mentre con l’altra ci sorreggevamo la palpebra, a rosicare i contorni dei nostri progetti per adattarli ai ritmi familiari finché non si riducevano a una briciola di quello che erano. Ma adesso basta. Adesso ci prenderemo il tempo che ci serve. Fanculo gli orari del nido e la spesa e la lavatrice e il costo astronomico della tata. Finché qualcuna non pronuncia la parola fatale.
“Ci penserà suo padre!”
E cala il gelo. La luce negli occhi si smorza, i progetti si restringono come un maglione di cachemire lavato a novanta gradi.
Suo padre? Sembrano voler dire tutti quegli sguardi abbassati. Lo stesso che mentre lo mette a dormire gioca a Minecraft sul cellulare? Che gli ha dato la supposta per la diarrea invece di quella per la tosse? Quello che per quattro anni ha pensato che Berta fosse il nome della giraffa peluche e non la maestra? Lo stesso che l’ha mandato a scuola in pigiama e che gli ha messo la lasagna avanzata nello zaino per merenda?
A questo punto di solito si cambia argomento, fra l’imbarazzato e il diplomatico, e non c’è nessuna che abbia il coraggio di dire che sì, funziona così, non c’è altro modo, facciamocene una ragione. Dobbiamo cedere il comando, se vogliamo acquistare quello sulla nostra vita. Concedersi il permesso significa anche spostare lo sguardo su noi stesse e smetterla di usare i figli come termometro del nostro valore e del nostro successo. Della riuscita delle nostre giornate. I nostri figli non sono il nostro antidepressivo, non sono il nostro progetto personale, non sono neanche nostri, come capiremo fra qualche anno quando li vedremo sparire ai controlli di sicurezza dell’aeroporto e abbasseremo lo sguardo sul cellulare e scopriremo che ci hanno tolto la visualizzazione del loro profilo Instagram.
Se vogliamo più tempo per noi dobbiamo mollare l’osso. Forse non andrà tutto altrettanto bene, forse la vita familiare non funzionerà più alla perfezione, forse non ci assomiglierà più tanto e non brillerà come vorremmo. Ma saremo noi ad assomigliare di più a noi stesse e il nostro sguardo a brillare. E capiremo che ne è valsa la pena.
Concordo con l’argomento generale del post, ma l’argomento padri mi lascia sempre molto perplessa. O il 90% delle donne sposa dei conclamati inetti, o sono molto più maschiliste di quanto si pensi. Ok la difficoltà di delega, ma non può essere l’unica spiegazione al doversi ricordare che “si, mio figlio ha un padre perfettamente deambulante e dotato di cervello”. A parer mio ci si prende carico di tutto semplicemente per una sorta di obbligo ancestrale, che al giorno oggi è ridicola e superflua. Inutile precisare che il 90% dei mariti si compiace di farsi trovare inefficace, così da lavarsi le mani con eleganza.
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Premesso che ho esagerato volutamente (anche se meno di quanto possa sembrare), secondo me è vero tutto quello che scrivi, incluso il fatto che i padri, forse perché esautorati, forse perché pigri, forse perché meno padri del dovuto o perché padri si diventa e più a fatica senza pancioni di mezzo, forse per un misto di tutto questo, a volte fanno le cose con una mano sola. O con tutte e due, che nella nostra visione materna equivale a farle con una sola. Forse in un mondo fatto solo di padri i bambini andrebbero tutti a scuola in pigiama e con la lasagna al posto della merenda e nessuno ci troverebbe niente di strano! 🙂
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Mi piacerebbe far leggere questo post a mia madre 🙂
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🙂
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La lasagna al posto della merenda mi piace 😁 per il resto… mah, credo che a livello pratico una donna possa stirare o abbinare vestiti esattamente come un uomo. Ci piace credere non sia possibile per una sorta di , secondo me, inspiegabile supremazia femminile che non condivido. Sarà perché ho zero istinto materno e ho visto parecchi insospettabili uomini diventare genitori migliori delle donne, e mariti assecondare il disperato desiderio di maternità delle mogli salvo poi dire, col pupo in braccio , bestialità come “eh sai ho un trauma non posso cambiare i pannolini” (tratto da una storia vera). Servirebbero donne con meno delirio di onnipotenza e uomini più onesti.
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Concordo su tutto!
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