
Per chi ha sogni piccoli, che arrivano alla fine del giorno.
Per chi ha sogni grandi, che arrivano alla fine della storia.
Per chi vuole essere lasciato tranquillo.
Per chi tranquillo non ci sa stare.
Per chi si sente vivo lottando.
Per chi vive schivando la lotta.
Per chi crede nella forza delle idee.
Per chi crede nella forza dei pugni.
Non c’è bisogno di assomigliarsi, non c’è bisogno di piacersi, non c’è bisogno di pensarla allo stesso modo.
Non c’è bisogno di volere un mondo migliore, non c’è bisogno di desiderare la democrazia, non serve la forza per lottare e non serve il coraggio di rischiare. Serve solo la consapevolezza che ci riguarda, che vivere significa prendere posizione. Come si può. Ciascuno con le sue armi, le sue parole, la sua musica, i suoi colori, i suoi gesti, le sue note e le sue emozioni. Ciascuno come può, perché tutti possano.
Qualcuno si sentirà grande, qualcuno piccolo e inutile, qualcuno ci metterà il coraggio e qualcun altro la paura. Qualcuno la musica e qualcun altro le parole. Qualcuno la rabbia e qualcun altro la calma. Qualcuno la speranza e qualcun altro il rancore. Qualcuno l’ottimismo e qualcun altro il sarcasmo. Ma i sogni che nascono all’ombra della repressione sono i sogni che nessuno vorrebbe. Lottiamo per poter essere vigliacchi e banali, per poter essere superficiali e meschini, lottiamo per poter sognare in tutte le lingue e con tutte le voci e le idee possibili. Lottiamo per continuare a pensarla diversamente.
Lottiamo, come possiamo, anche solo cinque minuti al giorno, ma lottiamo per il diritto di esprimerci. E per il diritto degli altri a farlo. Lottiamo per essere liberi. Lottiamo per la libertà di chi lotta contro di noi. Lottiamo, se necessario, per il diritto di lottare. E sì, dobbiamo iniziare a farlo subito.