Il dovere di essere vulnerabili

“Come faccio a credere ancora nei seggiolini per neonati, nei paraspigoli, nei frullati biologici, nelle creme naturali, come faccio a illudermi di poter tenere al sicuro mio figlio, adesso?”

Se lo chiedeva anni fa la madre di una bambina a cui era stata diagnosticata la leucemia e mi rimase impresso per il modo in cui metteva drasticamente a nudo tutte le mie ansie da neo mamma e i modi un po’ patetici in cui cercavo di tenerle a bada: seggiolino per auto a prova di rapimento alieno, protezione solare, cappellino, guanti, sciarpa, corso accelerato di pronto soccorso di cui ricordo solo la Macarena da cantare durante il massaggio cardiaco. Non ero una neomamma, ero una amazzone sul piede di guerra, una sentinella senza turni di riposo, in crociata contro ogni pericolo possibile, contro l’idea stessa di pericolo. Fate largo zuccheri, conservanti, ansia da separazione e coliche notturne, il pargolo è mio e lo difendo io.

Da cosa? Non mi sono mai fermata a chiedermelo ma probabilmente lo difendevo dalle mie paure. All’improvviso erano tutte lì, dentro quel pigiamino adorabile con le orecchie da orso che forse era troppo caldo forse era troppo freddo forse era troppo sintetico e di sicuro gli avrebbe fatto odiare gli orsi a vita.

Adesso, sfido chiunque a pensare che basti un’attenta combinazione di cibo biologico, seggioloni partoriti da ingegneri spaziali e un discreto grado di paranoia per tenere al sicuro chiunque. La nostra percezione egocentrica del mondo, che ci si era incollata addosso a furia di leggere il nostro nome sul barattolo della Nutella e i nostri desideri spiattellati in bella vista negli annunci personalizzati, improvvisamente è esplosa. Per anni ci hanno cucito addosso l’illusione di un mondo ideale, che guarda tu che caso ci assomigliava tanto, e quel mondo si è rivoltato contro di noi.

Abbiamo riempito le camerette dei nostri figli di storie ribelli e adesso li inseguiamo con il gel igienizzante. Abbiamo vagato per il mondo come zombie dopo notti insonni per tenere a bada incubi e mostri sotto il letto e adesso il mostro è ovunque e se non ti metti la mascherina il mostro sei tu.

Non ho idea di come cresceranno i nostri figli, quali conseguenze può avere essere stati svezzati a pane e sicurezza e poi cresciuti a pane e regole. E se ce l’avessi probabilmente assomiglierebbe al figlio segreto della signorina Rottenmeier e di Joker, quindi preferirei non pensarci. Una cosa però credo di averla capita: prima abbandoniamo la pretesa della sicurezza come se fosse un nostro diritto di nascita, meglio sarà per tutti. Non è un diritto, non lo è mai stato, tutt’al più era un privilegio, un’illusione, un lusso, la favola che ci raccontavamo per andare a dormire.

Abbiamo il dovere di prenderci cura di noi e degli altri, e il diritto di pretendere che le persone a cui abbiamo affidato la nostra salute e il nostro benessere se ne occupino in modo serio ed efficace. Ma non abbiamo il diritto di essere al sicuro. Non ce l’abbiamo mai avuto.