Sì, così, tutto in maiuscolo e a voce bella alta.
“Mi dia una confezione di ASSORBENTI ULTRA CON ALI.”
“Lei che cosa dice, L’APPLICATORE DEI TAMPAX serve davvero o con il dito vanno al loro posto lo stesso?”
“Ma LA COPPETTA, poi siamo sicuri che riesco a tirarla fuori?”
Senza sussurrare, senza infilare nel carrello i primi che troviamo per non farci sorprendere davanti allo scaffale. Senza vergogna. Il governo ha deciso che gli assorbenti sono un bene di lusso e devono essere tassati al 22%, a differenza di altri beni di prima necessità come i tartufi, tassati al 5%. Ma allora, se le mestruazioni sono un lusso, sfoggiamole come si deve, dico io! Ne parliamo sussurrando, compriamo gli assorbenti come un adolescente alle prese con l’acquisto del primo preservativo, siamo noi le prime, spesso, a fingere che non esistano. Ci capita un lusso simile ogni ventotto giorni e ce ne vergogniamo, neanche ci avessero sorprese a mangiare pane e tartufi.
Se stiamo male “in quei giorni lì” lo diciamo quasi scusandocene, perché non siamo “abbastanza donne” da soffrire in silenzio. Tolleriamo che i pubblicitari versino sangue azzurro a nobilitare con un tocco maschile il nostro sangue e il nostro utero. Abbiamo permesso che una malattia dolorosa e terribile come l’endometriosi diventasse quasi invisibile.
Le mestruazioni sono un lusso? Ve lo diamo noi il lusso. Vi impediremo di fingere che non esistano. E non c’è bisogno di andare in giro con i pantaloni insanguinati. Basta parlarne, parlarne, parlarne. Ad alta voce, e con orgoglio, proprio come faremmo con qualunque altro bene di lusso.
“Buongiorno signora, come sta?”
“Oh, non ha idea, mi sono arrivate con una settimana di anticipo e sanguino come un maiale sgozzato da ieri.”
“Non me ne parli. Ieri mi sono infilata così tanti assorbenti interni che alla fine pensavo che mi avrebbero chiesta in moglie.”
“Non posso venire, ho le mestruazioni.”
“Metto motivi personali?”
“Ho le mestruazioni.”
“Mal di pancia, allora?”
“Non ho mangiato troppo. Ho le mestruazioni.”
“Parenti in visita? Indisposizione mensile?”
“Le mando una foto?”
Parliamone. A voce alta. E non solo fra donne. Parliamone soprattutto davanti agli uomini. Parliamone con le nostre figlie e senza aspettare che il fratello o il padre siano usciti dalla stanza. Se succede ogni ventotto giorni non è un lusso. E non è un segreto.
Essere donna non è una colpa e non è una condizione da scontare. Non siamo tenute a soffrire in silenzio. Volete fingere che gli assorbenti non esistano e non siano necessari? Aspettate e vedrete. Ne parleremo così tanto che in confronto il calcio diventerà un argomento di nicchia. Ci sarà perfino uno status apposta su Facebook. “In che fase del ciclo sei?” Con tanto di gif. Ne parleremo fino allo sfinimento. E alla fine non potrete più fare finta di niente.
C’è un elefante nella stanza, signori, un elefante rosso sangue. Vi impediremo di fingere che non esista.