Le mestruazioni non fanno schifo

Il sangue mestruale non è l’unico sangue che vediamo in televisione eppure è l’unico che suscita reazioni così violente. Nei commenti alla pubblicità di Nuvenia infatti si spazia da posizioni molto diverse e premesso che sono tutte rispettabili e valide, perché non siamo tutte e tutti uguali, alcune meritano secondo me una riflessione ulteriore.

Qualcuna è infastidita dall’uso che fa la pubblicità del corpo femminile, qualcuna è infastidita in generale dalla visione del sangue, qualcuna la trova brutta a prescindere. Molte donne però la trovano violenta, si sentono violate da quell’immagine, la considerano una mancanza di rispetto, un’invasione della loro intimità. Ed è su questi commenti che secondo me vale la pena di spendere qualche parola in più, perché evidenziano due punti fondamentali.

Primo, manca completamente un discorso pubblico sulle mestruazioni, tanto che nel momento in cui le vediamo il rimando immediato è alla “nostra” intimità. Se ci sentiamo invase e violate è perché pensiamo che quella rappresentazione parli di noi e questo perché si parla ancora troppo poco di mestruazioni perché esista un discorso pubblico al riguardo. Se vediamo un deodorante in tv non pensiamo che si stia alludendo alla nostra puzza, eppure anche quello è un aspetto intimo, ma esiste un discorso collettivo che ci permette di prendere le distanze e di parlarne in terza persona plurale. Con le mestruazioni no. Il sangue delle campagne per la donazione ci parla di vita e della possibilità di salvare gli altri, perché quello mestruale non dovrebbe fare altrettanto?

Secondo punto. Molti di quei commenti parlano di schifo e di qualcosa che andrebbe negato e se sulla sensibilità individuale non si discute, vien da chiedersi che legame esista fra questo bisogno di nascondere le mestruazioni e le malattie come l’endometriosi, che continuano a essere invisibili nonostante riguardino una donna su dieci. Vien da chiedersi come si possa vivere serenamente il proprio corpo se ogni ventotto giorni ci vergogniamo di quello che ci succede, se qualcuna non arriva a considerare il dolore mestruale una parte inevitabile di quello “schifo” che vorremmo rimuovere e forse perfino un modo per espiare la colpa di sanguinare.

Ogni donna ha il diritto di vivere le mestruazioni con serenità e in modo indolore e ha il diritto trovare una cura e una risposta attenta quando non è così. A ogni donna succede di macchiarsi almeno una volta durante il ciclo e dovrebbe sapere che non è colpa sua, che non c’è assorbente che tenga a volte e che la vista del suo sangue non offende nessuno. Può infastidire, ma non deve mai offendere. Ecco perché parlare delle mestruazioni è importante. Perché viverle di nascosto significa troppo spesso viverle in modo colpevole e doloroso. Le mestruazioni non sono una punizione e men che meno una colpa o una vergogna. Una volta chiarito questo, come vengono pubblicizzati gli assorbenti non ha più la minima importanza.

Ho l’endometriosi

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Endoche?

Solo in Italia ne soffrono tre milioni di donne, eppure l’endometriosi resta una malattia invisibile. Uno dei motivi è che i sintomi all’inizio possono essere scambiati con quelli di un ciclo mestruale doloroso ed è facile sentirsi dire di sopportare e non fare tante storie. Non ho esperienza diretta di endometriosi, ma quello che so è che quando a una donna dicono di sopportare, nove volte su dieci in realtà quello che le stanno chiedendo è di dimostrare quanto vale, come se il dolore fosse una sorta di prova darwiniana di selezione naturale al femminile. Vuoi estinguerti o ti prendi un paracetamolo e non rompi? Se vale per il parto, figuriamoci per i dolori mestruali. “Non crederai mica di averli solo tu?”

Come le mestruazioni, l’endometriosi è un’altra cosa di cui è necessario parlare, parlare, parlare fino allo sfinimento, per farla uscire da un’invisibilità assurda e ingiusta, per dare all’intimità femminile lo spazio che merita. Non riusciremo mai a portare avanti una nuova idea della donna, se tutto ciò che non è legato al piacere maschile e alla sessualità viene considerato al pari di un accessorio molesto e trascurabile, di quelli che in una versione 2.0 dovrebbero scomparire, per intenderci, come il rumore della lavapiatti o il sacco dell’aspirapolvere. Serve una nuova coscienza del femminile, che ci liberi dal bisogno costante di dimostrare qualcosa. Serve un nuovo ruolo per le donne, che non ci veda succubi di nessuno, neanche del nostro corpo.

Ecco perché Rosapercaso ospiterà le esperienze di tutte le donne che vorranno condividerle. Come questa, arrivata qualche giorno fa alla posta della pagina Facebook, da una ragazza che mi ha chiesto di restare anonima.

Sai, forse poche ragazze e poche donne sanno bene cosa sia e cosa comporta l’endometriosi. Io ho quasi 24 anni, a 22 mi hanno scoperto questa malattia che aveva intaccato l’utero e tutte e due le ovaie e per poco anche intestino e retto. Sono stata operata d’urgenza, sorpresi dalla mia età perché di solito succede alle donne più avanti con l’età… Mi hanno detto che sono una delle più giovani ad essere operata in tutta Italia, con la rimozione anche di tre masse tumorali nell’utero causate dall’endometriosi… Per il momento sto bene, sono riusciti a rimuovermi la malattia, solo che purtroppo questa aumenta ad ogni ciclo mestruale quindi devo prendere la pillola continuativa per tre mesi e poi sospenderla, così da fare in modo che mi venga il ciclo 4 volte in un anno.

Parlane di questa malattia, perché purtroppo la si nasconde, proprio come hai detto te, la si ignora fingendo che non esista. Ma cambia la vita e soprattutto i progetti di vita, se succede ad una ragazza giovane proprio come me.

Sai quello che mi fa più infuriare cos’è? Tu hai parlato degli assorbenti che sono un bene di lusso. Io ho dovuto prendere obbligatoriamente per 6 mesi una pillola per il post operazione che mi costava al mese 56€ e lo stato italiano non te la passa… Io prendo la pillola perché non mi venga il ciclo, non perché voglio essere protetta, ci sono le carte che documentano la malattia, ma devo pagarla lo stesso.

Grazie di cuore per questa testimonianza. E per tutte le donne che vorranno condividere le loro o parlare dell’endometriosi, la Posta per caso è sempre aperta!

HO LE MESTRUAZIONI!

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Sì, così, tutto in maiuscolo e a voce bella alta.

“Mi dia una confezione di ASSORBENTI ULTRA CON ALI.”

“Lei che cosa dice, L’APPLICATORE DEI TAMPAX serve davvero o con il dito vanno al loro posto lo stesso?”

“Ma LA COPPETTA, poi siamo sicuri che riesco a tirarla fuori?”

Senza sussurrare, senza infilare nel carrello i primi che troviamo per non farci sorprendere davanti allo scaffale. Senza vergogna. Il governo ha deciso che gli assorbenti sono un bene di lusso e devono essere tassati al 22%, a differenza di altri beni di prima necessità come i tartufi, tassati al 5%. Ma allora, se le mestruazioni sono un lusso, sfoggiamole come si deve, dico io! Ne parliamo sussurrando, compriamo gli assorbenti come un adolescente alle prese con l’acquisto del primo preservativo, siamo noi le prime, spesso, a fingere che non esistano. Ci capita un lusso simile ogni ventotto giorni e ce ne vergogniamo, neanche ci avessero sorprese a mangiare pane e tartufi.

Se stiamo male “in quei giorni lì” lo diciamo quasi scusandocene, perché non siamo “abbastanza donne” da soffrire in silenzio. Tolleriamo che i pubblicitari versino sangue azzurro a nobilitare con un tocco maschile il nostro sangue e il nostro utero. Abbiamo permesso che una malattia dolorosa e terribile come l’endometriosi diventasse quasi invisibile.

Le mestruazioni sono un lusso? Ve lo diamo noi il lusso. Vi impediremo di fingere che non esistano. E non c’è bisogno di andare in giro con i pantaloni insanguinati. Basta parlarne, parlarne, parlarne. Ad alta voce, e con orgoglio, proprio come faremmo con qualunque altro bene di lusso.

“Buongiorno signora, come sta?”

“Oh, non ha idea, mi sono arrivate con una settimana di anticipo e sanguino come un maiale sgozzato da ieri.”

“Non me ne parli. Ieri mi sono infilata così tanti assorbenti interni che alla fine pensavo che mi avrebbero chiesta in moglie.”

“Non posso venire, ho le mestruazioni.”

“Metto motivi personali?”

“Ho le mestruazioni.”

“Mal di pancia, allora?”

“Non ho mangiato troppo. Ho le mestruazioni.”

“Parenti in visita? Indisposizione mensile?”

“Le mando una foto?”

Parliamone. A voce alta. E non solo fra donne. Parliamone soprattutto davanti agli uomini. Parliamone con le nostre figlie e senza aspettare che il fratello o il padre siano usciti dalla stanza. Se succede ogni ventotto giorni non è un lusso. E non è un segreto.

Essere donna non è una colpa e non è una condizione da scontare. Non siamo tenute a soffrire in silenzio. Volete fingere che gli assorbenti non esistano e non siano necessari? Aspettate e vedrete. Ne parleremo così tanto che in confronto il calcio diventerà un argomento di nicchia. Ci sarà perfino uno status apposta su Facebook. “In che fase del ciclo sei?” Con tanto di gif. Ne parleremo fino allo sfinimento. E alla fine non potrete più fare finta di niente.

C’è un elefante nella stanza, signori, un elefante rosso sangue. Vi impediremo di fingere che non esista.

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La ragazza del pantalone bianco

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Foto di Eric Parker (CC)

Altro che famiglia del Mulino Bianco.

Pantaloni bianchi, ragazze che fanno la ruota, sorrisi e perizomi, gambe larghe e promesse di flessibilità, sottilezza e libertà. Se le famiglie che la mattina alle sette si scambiano abbracci e sorrisi vi sembrano fantascienza, roba che a pensarci quando urli a tuo figlio che non ci vuole mezz’ora per infilarsi un calzino poi ti vien voglia di ribattezzare i biscotti che gli cacci in bocca mentre lo spingi oltre il portone con qualcosa di più appropriato tipo Tenerezze un cazzo, ecco, se quelle scenette domestiche vi sembrano poco realistiche, vogliamo parlare delle pubblicità degli assorbenti?

Qualche tempo fa ci strabiliarono con la notizia che uno spot degli assorbenti raccontava in modo realistico quello che succede a una donna durante il ciclo. Accipicchia, ho pensato. Finalmente avremmo visto una donna che si alzava dal divano bianco durante una festa e scopriva di averlo macchiato? O forse una donna con gli impacchi caldi sulla schiena, distesa a letto tutto il giorno? O una donna che chiamava al lavoro dicendo che non poteva andare perché non stava bene e si sentiva ridere in faccia quando spiegava perché? La sensazione che si prova ad avere un cilindro infilato fra le gambe? O magari avrebbero parlato di una malattia dolorissima e invisibile come l’endometriosi?

Possibile che finalmente un fabbricante di assorbenti avesse deciso di raccontare che cosa significa davvero per una donna perdere sangue costantemente per quattro o cinque giorni al mese, oltre agli sbalzi d’umore e ai dolori al seno? Possibile che qualcuno si fosse finalmente accorto che esisteva un dramma più grave per l’umanità dei fastidiosissimi taglietti sulle guance post rasatura?

Invece no. Il grande tabù infranto dalla pubblicità realistica degli assorbenti era… che il sangue non è blu! Attenzione attenzione, una rivelazione incredibile, un tocco di realismo commovente, roba da documentarismo estremo, pubblicità d’assalto che non teme di urtare la sensibilità del consumatore e rinuncia al gel blu al posto del sangue!

Farebbe sorridere, se tutto questo non si portasse dietro anche un messaggio sbagliato e pericoloso. In quei giorni non siamo tenute a fare la ruota, nessuno ci obbliga a indossare pantaloni bianchi attillati e a fare sport estremo. In quei giorni non siamo tenute a dare il meglio di noi. Abbiamo tutto il diritto di stare male, di fare meno del solito, di essere di cattivo umore. Abbiamo tutto il diritto di lamentarci. Degli sbalzi d’umore ormonali delle donne si parla quasi solo per compatire il povero maschio di turno che ne subisce gli effetti, come se il problema fosse loro, come se gli sbalzi d’umore per una donna fossero l’equivalente un po’ pazzerello di un cambio d’abito. Come se fosse piacevole per una donna scoppiare a piangere all’improvviso o sentir montare dentro una rabbia che non dipende da lei, che non capisce e contro cui non può fare niente.

Se le mestruazioni fossero una questione maschile, non soltanto gli assorbenti non costerebbero una follia, neanche fossero un lusso e non una necessità, non solo se ne parlerebbe apertamente e senza vergogna, probabilmente si farebbe a gara a chi sanguina di più e più in fretta. E considerato che la metà degli uomini finisce ko con due linee di febbre, immagino che esisterebbe una voce apposta fra le malattie previste dalla previdenza sociale, forse addirittura una qualche sorta di indennizzo.

Per il prossimo spot “realistico”, consiglio al pubblicitario di turno di provare: si infili un assorbente come può nelle mutande e un tampone nel culo, chieda a un collega di dargli un paio di bastonate sulle reni e un’altra in testa, poi faccia pure tutte le ruote che vuole e venga a spiegarci che il sangue è rosso, non blu.

Nel frattempo, che nessuna donna si senta in colpa per la fatica e il dolore di quei giorni, che nessuna ragazza si vergogni se l’assorbente a prova di perdite non le ha impedito di sporcarsi i pantaloni, che nessuna dica che ha le mestruazioni a bassa voce neanche ammettesse di avere una caccola al naso o nasconda gli assorbenti sotto il resto della spesa come se fossero qualcosa di imbarazzante, che nessuna si lasci convincere che non è il caso di “fare tante storie” durante il ciclo e che bisogna stringere i denti e fare buon viso a cattivo gioco. Qualcuno capirà e qualcun altro ci tratterà come viziate rammollite, ma c’è una sola voce che dobbiamo ascoltare ed è quella del nostro corpo. I pantaloni bianchi lasciamoli ai pubblicitari, e i sensi di colpa anche.