Il segreto della Super Mamma

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Ora che la festa della mamma è finita possiamo dirvelo.

Dietro ogni Super Mamma non c’è spirito di sacrificio. Dietro la versione al femminile di un ottopode con vocazione al martirio, grembiule da cucina, sorriso da psicofarmaci e taglio di capelli anni cinquanta che ha invaso il nostro immaginario non c’è soltanto la capacità di fare più di una cosa alla volta che pare sia in dotazione con l’utero.

No. Dietro ogni Super Mamma c’è una donna Clark Kent che si infila in una porta girevole almeno una decina di volte al giorno, se non di più, perché nessuno si accorga che si è distratta dalla sua missione principale coltivando qualche ambizione o interesse personale o addirittura qualche vizio deplorevole come lavorare per portare a casa uno stipendio. Sì, le donne hanno interessi e aspirazioni. No, non era un’alternativa: Vuole un utero o preferisce una passione personale?

La Super Mamma non esiste, è quello che gli altri vogliono vedere e che noi rendiamo possibile cacciando sogni e aspirazioni sotto il tappeto delle loro esigenze quotidiane. Perché se non lo facessimo non saremmo più super. Se non lo facessimo avremmo bisogno di aiuto, di delegare, di condividere compiti e fatiche. Niente più medaglie, niente più concorso per la mamma più stanca dell’anno, niente più pubblicità in cui distribuiamo merendine e sorrisi come lanciapalle. È la donna Clark Kent, con le sue ambizioni timide e i suoi divertimenti colpevoli, a consolidare la convinzione che non esista altra felicità possibile per una mamma che quella altrui. È la donna Clark Kent, che rimpicciolisce su misura delle priorità di chi la circonda, a smaltire i residui tossici della Super Mamma, spesso in forma di progetti e sogni clandestini.

Se non entrassimo in continuazione in qualche cabina telefonica, non vedreste più quello che volete vedere, niente più ottopode, niente più devozione, niente più sorrisi inossidabili. Se non lo facessimo vi vorremmo bene lo stesso e forse voi ne vorreste perfino di più a noi e saremmo imperfette, stanche, egoiste, incasinate e mamme lo stesso. E ogni tanto ci dimenticheremmo di voi. Ogni tanto daremmo la precedenza a noi stesse e scopriremmo che non c’è niente ma proprio niente di male. Anzi. Ogni tanto dovreste cavarvela da soli e scoprireste di farlo benissimo, perfino meglio di noi.

E forse, tolta di mezzo la Super Mamma e la sua inspiegabile mancanza di bisogni propri, la sua misteriosa e vagamente inquietante capacità di sopravvivere a costo e necessità zero, come un cactus irrigato da occasionali spruzzi di affetto e gratitudine, forse, eliminata ogni ansia da prestazione e sgombrato il campo dal dovere, scopriremmo che i sogni sono un fertilizzante molto più efficace del senso di colpa, che la nostra felicità è più contagiosa del mollusco degli asili nido e che i sensi di colpa stancano di più delle notti insonni. Che sollievo, far sedere finalmente la nostra donna Clark Kent a tavola a cena. Che liberazione. Quanto stress e quanta ansia in meno. E quanto ci sentiremmo meno sole.