La forza delle donne, che assolve le colpe altrui

cropped-scott-savage.jpg

Una condanna spacciata per consiglio femminista. “Devi essere forte.” Viva le donne di carattere, perché alle altre restano pizzi e merletti. Per la mia generazione, educata a metà fra il senso del dovere verso gli altri e il senso del dovere verso se stesse, essere forti era un imperativo indiscutibile. Oltre, c’era l’abisso della superficialità e della frivolezza, della dipendenza e della sopraffazione.

“Per fortuna siete donne forti” mi dissero al funerale di mio padre. Voleva essere un complimento, suonò come una minaccia. Tre donne sole che osano mostrare segni di debolezza? Tanto valeva mettersi una patata in bocca, cospargersi di ketchup e fare l’occhiolino a un leone affamato. Ma poi, forte in che senso? Devi mostrare i denti, devi tenere duro, devi sembrare minacciosa o rassicurante? Affidabile o tenace? Instancabile o potente? Indistruttibile o in grado di reinventarsi ogni volta? O tutto quanto assieme? E soprattutto, se per caso ci riuscissi, fino a quanto potrai contare prima di sentirti dire che hai un carattere schifoso e devi abbassare la cresta?

Il punto, ovviamente, è che non si diventa forti, lo si è già, lo siamo tutte, almeno fino a quando non iniziamo a dubitare di non esserlo abbastanza. Ogni donna è forte a modo suo, ma non c’è debolezza peggiore del sentirsi obbligata alla forza. Non c’è corazza più fragile di quella indurita a suon di nervi e paure. In realtà, non dobbiamo essere forti. Obbligare le donne a essere forti è un modo subdolo di assolvere i colpevoli e spostare colpe e responsabilità. Convincerci che dobbiamo difenderci serve a nascondere dietro la nostra presunta debolezza gli abusi del potere maschile.

Non siamo tenute a essere forti, non siamo tenute ad avere carattere, proprio come non siamo tenute a sfinirci di stanchezza, a sopportare e a incassare. Se a questo mondo non c’è posto per le donne tacciate di debolezza, allora dobbiamo cambiare il mondo, non le donne. Perché non c’è niente che ti faccia sentire più forte della certezza di non essere sbagliata.

Le donne ammaccate

Le donne ammaccate.

Che non sono sicure di essersi rialzate.

Che non si sentono più donne abbastanza.

Che non indovinano mai la distanza.

Le donne ammaccate.

Con il loro dubbio di essere sbagliate.

Che piangono a tradimento.

Poi sorridono e alzano il mento.

Le donne ammaccate.

Che si guardano allo specchio spaesate.

Che non hanno più voglia di essere forti.

Che non sanno distinguere le fragilità dai torti.

Le donne ammaccate.

Che alla paura non sono abituate.

Che non cercano nello sguardo altrui il rimedio.

E indossano il dolore come un sortilegio.

Le donne ammaccate.

Più assomigliano a se stesse più si sentono amate.

Spalancano la porta alla follia sopita.

E custodiscono la forza come il ventre la vita.

Le donne ammaccate.

Che privilegio averle incontrate.

Quanta nobiltà nelle loro ferite.

Quanto si è fortunati ad averle come amiche.