Una femminista alle prese con il Natale

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“Sicura?”

“Sicurissima, mamma.”

“Non preferisci Il laboratorio di meccanica? Il libro sulle bambine ribelli? Un completo da calcio?”

“Io non gioco a calcio.”

“Ma potresti! Lo sai vero che potresti?”

“…”

“La biografia di Frida Kahlo?”

“Ce l’ho già, mamma.”

“Davvero?”

“Era in Donne forti e ribelli che tua figlia dovrebbe conoscere se non vuoi che faccia la tua fine.”

“E dov’è finita?”

“L’ho usata per costruire un letto a baldacchino all’orsetto.”

“…”

“…”

“Tuo fratello ha chiesto un fucile, un robot distruggitutto e una macchina telecomandata. Tu vuoi la bambola da truccare e pettinare, lo smalto per le unghie, la cagnolina con il fiocco rosa e il kit per le collanine. Dove ho sbagliato? È colpa delle cattive compagnie? L’avevo detto che dovevamo fare il presepe femminista quest’anno.”

“Se vuoi puoi metterci il fiocco azzurro alla cagnolina, mamma, se ti fa stare meglio.”

Se le mamme femministe ricevessero la pagella, arriverebbe a dicembre, sotto forma di letterina a Babbo Natale dei figli. E in poche, confessiamolo, avremmo la sufficienza. Fra fiocchetti, pistole, confezioni regalo più esplicite del cartello sulla porta di un bagno pubblico (fucsia, rosa e bianco verginale da una parte; blu, arancione e rosso sterminatore dall’altro), tutti i nostri sforzi si disperdono come lo zucchero a velo del pandoro su un maglione nero. Noi possiamo anche ignorare sprezzanti i cataloghi divisi stile spogliatoio, Giochi per femmine e Giochi per maschi, ma i nostri figli no. Loro non hanno neanche bisogno di leggerle, le indicazioni. Aprono il catalogo a caso e puntano il dito. E sarebbero capaci di trovarla a occhi chiusi quella Barbie anoressica vestita da velina o quel fucile combat a canne mozze che farebbe scappare Rambo a gambe levate.

Poi per fortuna arrivano gli esami di riparazione. Ed è quando li vedi giocare e scopri che tua figlia ha fatto la cresta punk verde alla bambola e ha usato lo smalto viola per tatuarle il simbolo femminista sulla guancia e che tuo figlio ha messo al robot distruggitutto una delle collanine rosa che gli ha regalato sua sorella e ne porta un’altra al collo, che puoi tirare un sospiro di sollievo.

Non hanno vinto i cataloghi, non abbiamo vinto neanche noi, hanno vinto loro. Per fortuna. E sono pronta a scommettere che a furia di dormire sopra la biografia di Frida Kahlo, anche l’orsetto abbia dato il suo contributo.

Che faticaccia essere una mamma femminista

Le mamme femministe della mia generazione ci provano, ma non sempre ci riescono.

Facciamo incetta di titoli ribelli e battaglieri e se ci scappa un “Guarda come ti sta bene quel vestitino” poi rimediamo a colpi di Frida Kahlo.

Regaliamo a nostra figlia il Manuale del piccolo ingegnere e spieghiamo a nostro figlio che l’ombrellino rosa ereditato dalla sorella va benissimo, ma poi compriamo una tuta da sci nera per la maggiore “Perché sa, così poi può usarla suo fratello”, spieghiamo alla commessa che ci guardava storto perché vestivamo il nostro angioletto biondo di nero e adesso ci guarda storto perché abbiamo peccato di gender sotto i suoi occhi. Cinquanta flessioni e due biografie di Amelia Earhart.

No, non abbiamo detto a nostra figlia di stare seduta composta e nessuno saprà mai quanta fatica ci è costata non farlo, e sì, nostro figlio aiuta in casa proprio come lei, non importa se ha solo tre anni e ci costa un servizio di piatti a settimana. Quel che è giusto è giusto. Guai a distrarti, che poi succede come quella volta che hai lasciato i vestiti piegati sul letto di ciascun membro della famiglia, tranne quelli di marito e figlio che sono finiti direttamente nell’armadio, anche se in realtà l’hai fatto per evitare che andassero perduti per sempre fra criteri di classificazione imperscrutabili.

Essere mamme femministe è una faticaccia. No, non siamo più esigenti con la femmina solo perché è una femmina, cioè, forse sì, forse qualche volta, per sbaglio, come quel giorno in cui poi abbiamo deciso di recuperare spiegandole che per lei sarà più dura che per suo fratello, qualunque carriera sceglierà, dovrà fare il doppio della fatica per dimostrare che vale qualcosa, e poi non abbiamo dormito chiedendoci se quello che le avevamo spiegato era molto maschilista o molto femminista. O come quella volta in cui abbiamo permesso al maschio di mettersi lo smalto per le unghie di sua sorella e abbiamo resistito ben 48 ore prima di ordinargli di toglierlo “altrimenti le unghie non respirano”.

Se non inviti quei piccoli Conan dei compagni maschi alla festa di tua figlia ti diranno che sei sessista. Se vedi un castello o un aereo dal finestrino dell’auto e avvisi tuo figlio e non tua figlia (a cui dei castelli e degli aerei non frega un tubo) sei sessista. Se regali le perline per i braccialetti a sua figlia e i Lego a tuo figlio sei sessista. Perfino scegliere un peluche è più complicato di quanto sembri, a voler fare le cose per bene (il cagnolino per la femmina e il draghetto per il maschio andrà bene, o meglio il contrario?).

Insomma, diciamolo, se le mamme sbagliano sempre, le mamme femministe sbagliano sempre il doppio.

Per fortuna le mamme femministe di solito hanno figlie femministe, le stesse che chiedevano la macchina per fare la pasta a Natale e che vanno pazze per la Barbie e che per anni si sono vestite solo di rosa e che non hanno mai letto neanche due pagine della biografia di Frida Kahlo. Come abbiano fatto a crescere così intraprendenti e battagliere fra tanti lustrini e tanti principi e tante “boquitas” del reggaeton resta un mistero. Ma sono lì, più femministe di noi, e ci rimettono sempre sulla strada giusta.