Dieci cose da non fare se vuoi promuovere il tuo libro sui social

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1. Non promuovere, informa chi ti segue. Il tuo scopo come scrittore è crearti un pubblico, non vendere copie. Per quello ci sono i librai, che lo sanno fare meglio di te.

2. Abbi la serenità di accettare le recensioni negative che non puoi cambiare, il coraggio di cambiare i difetti che puoi migliorare e la saggezza per conoscere la differenza.

3. Se qualcuno chiede un consiglio su un libro da leggere non suggerire il tuo con entusiasmo e con tanto di link per l’acquisto. È un po’ come raccontare una barzelletta e scoppiare a ridere da solo.

4. Non taggare cento persone inconsapevoli all’uscita del tuo libro. Neanche cinquanta o venti. Neanche una.

5. Non mandare messaggi privati per fare promozione. Hai presente quando ti squilla il telefono e tu stai facendo il bagno a tuo figlio e corri fuori sgocciolando ovunque e arrivi alla cornetta un istante prima che mettano giù e rispondi ed è un call center che vuole venderti un’assicurazione? Ecco.

6. Usa i social per fare quello che ti riesce meglio. Se sai raccontare, racconta. Se sai fotografare fotografa. Se sai lamentarti, fallo davanti allo specchio del bagno.

7. Evita le polemiche. Suonano sempre più infantili e fastidiose ti quanto ti sembrava mentre le scrivevi.

8. Ricordati che la collaborazione porta più lontano dell’invidia. E rende tutto più divertente. Se vuoi essere letto, leggi. Se vuoi essere consigliato, consiglia. Se vuoi essere sostenuto, sostieni. I libri dalle classifiche prima o poi escono, le amicizie sincere dalla tua vita no.

9. Segui le persone perché ti interessano, non per interesse. Si nota, la differenza, si nota.

10. Tratta il lettore tuo come te stesso.

Come farsi lasciare in dieci post

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Foto mkhmarketing (CC)

1. Tirare fuori a ogni piè sospinto le vecchie fotografie.

2. Ripetergli ogni mattina che “per te è importante”.

3. Ricordargli quello che ti diceva un anno fa.

4. Chiedergli con insistenza dove ha studiato.

5. Obbligarlo a vedere video assurdi fatti da te con le foto più imbarazzanti che abbia mai scattato.

6. Raccontare a tutti i suoi amici che è sano e salvo subito dopo un tifone in Birmania, quando lui era stato lì un mese prima e solo in attesa del volo successivo.

7. Sapere quello che gli piace prima di lui.

8. Ricordargli i compleanni di TUTTI i suoi amici e parenti, compresi quelli che non vede più da decenni.

9. Dirgli che c’è una cyclette in offerta solo perché si è lasciato sfuggire di aver messo su un paio di chili.

10. Chiedergli che cosa sta pensando.

Sette post che funzionano (quasi) sempre

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Foto Misspixels
  1. Quelli con la vostra foto. Non importa se siete giovani e belli (anche se aiuta). Non importa quanto sono professionali i vostri contatti. Facebook nasce per farsi i fatti altrui e tale rimane. Servite la vostra vita su un post e diventerà d’argento. L’arte, in questi casi, è riuscire a raccontare di sé senza raccontare niente di sé. La community è assicurata.
  2. Quelli polemici. Tutti dicono di odiare le polemiche ed è quasi sempre vero. Ma tutti ci si buttano a pesce. La tentazione è troppo forte. Qui però non c’è arte che tenga. Un post funziona. Il secondo forse anche. Ma al terzo avrete stufato e a seguirvi saranno i pochi che nelle polemiche ci sguazzano davvero. Che di solito non sono una compagnia piacevole.
  3. Quelli autoironici. Il trucco è riuscire a ridere di voi stessi, senza per questo perdere fascino e carisma, anzi, acquistandone nel momento stesso in cui lo fate. Diventare l’eroe dei nerd, dei nevrotici, degli imbranati e degli outsider, ma mai quello dei pessimisti, dei rinunciatari e dei vittimisti. Ci riescono in pochi, ma quelli che ci riescono possono contare su vagonate di like e di gratitudine.
  4. Quelli in cui esprimete ammirazione per qualcuno. Che lo facciate con l’entusiasmo dell’amica o con quello della scoperta, le dimostrazioni di stima su Facebook sono rare e spesso bene accette (oltre che condite da un pizzico di invidia). Ma fatelo solo se pensate davvero quello che scrivete e spiegate perché.
  5. Quelli che richiedono un piccolo sforzo di interpretazione. Quasi sempre sono post in cui il testo dice una cosa e l’immagine un’altra, lasciando un piccolo vuoto di significato che può essere riempito solo nella testa di chi legge e che fa scattare automaticamente il like (“Capito!”), come se fosse il pulsante di un concorrente televisivo. Non è necessario ricorrere a grandi artifici retorici. A volte basta il fattore sorpresa.
  6. Quelli cinici. Sono l’altra faccia dei gattini, risvegliano la piccola carogna che c’è dentro ciascuno di noi. Quando sono intelligenti, originali e misurati, quasi garbati, sono in grado di scatenare piccole rivoluzioni, oltre a essere spassosi. Unica avvertenza, i commenti fanno quasi tutti a gara a chi è più divertente del padrone di casa. E a volte ci riescono.
  7. Quelli in cui chiedete aiuto. Che abbiate bisogno di un consiglio su come cambiare le impostazioni del profilo, di una ricetta, di un rimedio per il mal di piedi o di trovare la borsa per la spiaggia messa via l’inverno prima, è incredibile quante persone cercheranno di risolvere il vostro problema, desiderando sinceramente esservi utili, che vi conoscano o meno, non importa. Certo, c’è il rovescio della medaglia. Se chiedete un rimedio per un problema alle spalle, almeno la metà vi consiglierà un massaggiatore di un’altra città, qualcuno si sbaglierà e vi spiegherà nei dettagli come curare la pelle, qualcun altro insisterà perché prendiate un farmaco anche se avete precisato che volete un rimedio naturale, e probabilmente ne nascerà un’accesa discussione sull’efficacia dei rimedi naturali. Ma con un po’ di fortuna arriverà anche il rimedio giusto e male che vada ci si sentirà un po’ meno soli.
  8. Quelli fortunati. Che non rispettano nessuna regola, sembrano votati all’insuccesso, troppo colti, troppo banali, troppo di parte, troppo sentimentali, e invece, per qualche ragione misteriosa, fanno scattare una sintonia immediata con chi ci legge, una prossimità inspiegabile, un’affinità destinata a durare il tempo di una condivisione, ma sincera. Ecco, forse la chiave è proprio quella, la sincerità. E in quei casi, per quanto rari siano, pensiamo sollevati che forse è valsa davvero la pena di sprecarci tante ore, su questi benedetti social.