Mamma, mollami

Mamma, mollami.

Altro che adolescenti, secondo me lo pensa anche il bambino che alle elementari fa lo slalom fra un test per diagnosticare il deficit dell’attenzione e una merendina all’olio di palma, fra la seduta dal fisioterapista e la lezione di piano e il corso di inglese all’ora di pranzo. Quando arriva a casa e la mamma si trasforma in signorina dalla penna rossa perché “domani abbiamo l’esame di scienze” e poi si trasforma in nutrizionista e gli serve una cena macrobiotica e poi diventa taxista e lo porta a lezione di scherma e poi segretaria per rispondere ai cinque inviti di compleanno in tre giorni, fissare una tabella di marcia che neanche un capo di stato (“Potete servire il dolce prima del mago così arriviamo all’altra festa prima dello spettacolo con le tigri ammaestrate?”) poi finalmente, finalmente, torna a trasformarsi in mamma, quando – dopo avergli letto una favola su Frida Kahlo per abbattere gli stereotipi di genere – gli dà il bacio della buonanotte e gli dice che gli vuole bene.

Non sarebbe molto più facile, deve pensare quel bambino, se la mia mamma si rilassasse un po’ fra il bacio del buongiorno e quello della buonanotte? Invece di essere sempre vigile come un soldato in ricognizione, a caccia di minacce che ti fanno quasi rimpiangere il “diventerai cieco” di altri tempi, che avrà turbato i piaceri solitari di molti ma non regge certo il confronto con lo spettro dei conservanti, degli ogm, dello zucchero bianco, dei germi sotto le suole e delle fiabe sessiste. Ora invece sua madre racconta alla zia di quando si strusciava contro il divano perché “non c’è niente di male, è naturale”, ma se poi lo vede con una merendina del Mulino Bianco gliela strappa di mano chiedendosi dove ha sbagliato.

Ogni giorno un bambino si sveglia e sa che dovrà correre più veloce del metodo Montessori, delle lezioni di ukulele, del libro su come gestire la rabbia (fanculo il libro per gestire la rabbia) e degli hamburger vegani, più veloce dei compiti e delle mamme che si indignano per i compiti, roba che neanche i Minions nel videogioco a cui non può giocare più di venti minuti se non vuole lasciarsi dietro una scia di neuroni stecchiti al posto delle banane.

Mamma, mollami.

Tanto lo so che mi vuoi bene lo stesso. E lo so che la nonna ti trascurava e quanto avresti pagato tu per avere qualcuno che faceva i compiti con te e ti difendeva dai bulli in cortile e dalle maestre dispotiche in classe. Lo so che se a te avessero diagnosticato la discalculia i tuoi compagni non ti avrebbero chiamata scema all’ora di matematica e che se parlo bene l’inglese andrò ovunque e che la signora della mensa è una stronza a gridarci addosso in quel modo e che se tutte le altre mamme annusassero il fiato dell’autista prima della gita certe tragedie non succederebbero e che non va bene portare la bottiglietta d’acqua perché è antiecologico e che non posso bere dai rubinetti e che devo mettere il casco quando vado in bici e che la crema solare va messa anche all’ombra e che la musica classica farà di me una persona migliore. Credimi, lo so, ma non me ne frega niente. Anzi, ti dirò, per me la vita è piú bella quando non faccio le cose giuste, quando mi spavento, quando rischio l’osso del collo, quando mi sgridano, quando cado, quando combino una cavolata, quando piango, quando mi arrabbio, quando mi difendo da solo, quando mi rialzo, quando parlo la mia lingua inventata con il bambino inglese di seconda e ci capiamo benissimo, quando faccio i compiti da solo e la maestra si arrabbia sempre ma ogni tanto no, quando sbaglio, quando non mi sembra di capirci più niente, quando non riesco a gestire i miei sentimenti, quando mi sento un bambino, e basta.

Tanto lo so che poi arriva la sera e tu mi dai il bacio della buonanotte e mi dici che mi vuoi bene e io mi sento di nuovo invincibile. A me basta che tu ci sia, sei perfetta così. Ma non chiedere di essere perfetto anche a me.

14 risposte a "Mamma, mollami"

  1. Il mondo è cambiato, in meglio o in peggio? Boh, non lo so, penso che friggersi dietro ai videogiochi o vivere social potrebbe essere l’equivalente dei robot giapponesi e dei muretti del parco della mia generazione. Di sicuro una cosa la so, quel passato là che ora siamo tentati di idealizzare aveva anche i suoi (tanti) lati negativi quelli che lotto tutti i giorni affinché i miei figli ne crescano liberi (per esempio pensarsi cittadini del mondo e non solo del paese e della città dove sono nati e cresciuti, o che l’amore è giusto sempre e non dipende dal sesso di chi si ama) certo nel fare questo magari perdo di vista altre cose, e certo anche io vorrei figli perfetti senza problemi (per me e per loro) e quindi non compro le merendine, mi sono studiata trattati di alimentazione, gli faccio fare sport, rompo perché tengano in ordine le loro cose, si comportino bene, siano educati, rispettosi, facciano il loro dovere e se non lo fanno ‘punizione’… ma anche mia madre lo faceva e mia nonna e la mia bisnonna e via di seguito risalendo per generazioni fino agli uomini delle caverne. Io non so come sarà il mondo di domani, ma so che loro ci dovranno vivere e se l’umanità è arrivata fin qua senza autodistruggersi è perché le madri (e i padri) stressano i figli, ognuno come può perché, dopotutto, la vita è bella perché è varia! 🙂 🙂 🙂

    "Mi piace"

  2. Sono d’accordo, Elena, idealizzare il passato è sempre sbagliato. Si fa quel che si può, ma io proverò a stressarmi e a stressarli un po’ meno. E sbaglierò comunque! Come dici tu, ognuno come può!

    "Mi piace"

  3. Tra poco diventerò mamma e spero di riuscire a continuare a pensare anche a me stessa e alle altre persone che fanno parte della mia vita, oltre a lei, alla piccola che mi farà innamorare e perdere la testa. Forse se le mamme pensassero ad “altro” al di là dei propri figli, i figli sarebbero più salvi.
    Mi è piaciuta molta la tua riflessione!grazie

    "Mi piace"

I commenti sono chiusi.