Parola di lettrici

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Come vi avevo annunciato, il blog ospiterà le voci che vogliano contribuire a definire e a mettere a fuoco il #femminismorosa. Oggi vi propongo due voci molto speciali: quella di Teresa Siciliano, alias Matesi, l’Artiglio rosa del sito di Babette Brown, nonché autrice di recensioni fra le più attendibili del web; e quella di Zina Vincenza Romano, una lettrice entusiasta, battagliera e capace di guardare al rosa da prospettive insolite.

Ecco le loro risposte alle domande di Rosa per caso: 

1. Che cosa distingue il rosa scritto dalla parte delle donne, secondo te? E come può aiutarle, oltre a permettere loro di evadere?

Matesi: nel rosa femminista vero la protagonista è una donna intelligente e in gamba, per nulla piagnucolosa, che di fronte ai problemi cerca soluzioni, senza fare la lagna. Però non bisogna esagerare nelle pretese (contemporanei) né farle ottenere obiettivi inverosimili (storici).

Zina: Si distingue il rosa scritto dalla parte delle donne perché dà voce – secondo me – alle persone che raccontano la storia, a prescindere dal loro sesso. Le voci narranti esternano pensieri, sentimenti, emozioni che permettono di avvicinarci ai personaggi (non importa se uomini o donne). Danno la possibilità di riconoscere, ricordare, rivivere parti della nostra vita che sono conservati dentro di noi, spesso dimenticati, che – improvvisamente riscoperti – fanno apparire sul nostro viso e nel nostro cuore un sorriso lieve, dolce come succede quando, per esempio, casualmente, si ritrovano in un cassetto, dimenticate, vecchie foto che ci rappresentano in un tempo che fu. Nel seguire i pensieri delle voci narranti, nel loro sviscerare le proprie emozioni si è come distese/i nel lettino dello psicanalista che, facendoci parlare, fa si che rimettiamo ordine in noi, come quando abbiamo un contraddittorio con qualcuno a cui teniamo che, esponendoci il suo punto di vista, permette di modificare i nostri orizzonti perché si confrontano con altro da sé.

2. Pensando a un rosa femminista qual è il primo romanzo, italiano o straniero, che ti viene in mente?

Matesi: non deve assomigliare a Rossella O’ Hara. La Annabel di Tra le braccia di uno scozzese della Sands è quello che ho letto più di recente. Comunque non mi capitano molti romanzi femministi. Forse perché leggo pochi contemporanei.

Zina: Posso rispondere alla tua seconda e terza domanda dandoti un’unica risposta: Angelica di Anne e Serge Golon. Non so se lo hai mai letto, ma è la storia di una donna, dalla nascita fino alla maturità, dalla Francia dove lei nasce, durante il regno del re Sole, al Nuovo Mondo. È una splendida storia di una persona bellissima, che non nega la sua sensualità, ma ha un solo uomo nel cuore. Eppure, quando ritiene di averlo perso, pur giovanissima e disperata, con due figli piccolissimi, non si dà per vinta, e, come una splendida Fenice, risorge dalle sue ceneri, con intelligenza, coraggio, astuzia, senza mai negare se stessa, il suo essere donna, guerriera, amante, compagna e madre, nonostante le aspre prove a cui la vita la sottopone. È – per me – una storia a 360 gradi, un affresco complesso, meraviglioso…un arcobaleno nel cielo che ti permette di sperare, sempre, anche sotto la pioggia, come noi facciamo vivendo la nostra, di vita.

3. Qual è la protagonista di una storia sentimentale, italiana o straniera, che ti è “rimasta dentro”, che ti ha aiutata, in qualche modo?

Matesi: Il personaggio femminile che mi ha più influenzato è stata la Eloisa di Delly (Nelle tue mani e Orgoglio domato): principi morali, coraggio, determinazione e alla fine anche affettuosità. Se facciamo invece riferimento alla letteratura alta, non me ne viene in mente neanche una. Finora i romanzi sono stati scritti soprattutto da uomini e si sente. Forse la migliore è la Kitty in Anna Karenina di Tolstoj. Le protagoniste delle scrittrici non mi piacciono mai. Per esempio la nostra più grande scrittrice, Elsa Morante, non ne ha creato neanche uno come si deve, secondo me.